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La valenza dell’informatica in termini socio-economici ha scalato in pochi anni la piramide di Anthony, passando da operativa (in sostituzione o a supporto di compiti semplici e ripetitivi), a tattica (a supporto della pianificazione o gestione di breve termine), a strategica.

Lo sviluppo delle tecnologie accompagna lo sviluppo dell’uomo che ne è causa e ne è causato. L’evoluzione dell’informatica contribuisce oggi giorno all’evoluzione dell’uomo e le due evoluzioni sono intrecciate cosicché negli ultimi anni si parla sempre più spesso di “Homo Tecnologicus”.

Leggendo un saggio di Mark PrenskyDigital Natives, Digital Immigrants” viene evidenziato il dato di fatto che, come prodotto di un ambiente tecnologico onnipresente, gli studenti oggi pensano ed elaborano le informazioni in modo diverso dai loro predecessori. E queste differenze vanno ben oltre e sono più profonde di quanto la maggior parte degli educatori sospetti. «Diversi tipi di esperienze portano a strutture cerebrali diverse», dice il dottor Bruce D. Berry del Baylor College of Medicine.

Per via del modo in cui sono cresciuti, è molto probabile che i cervelli dei nostri studenti si siano fisicamente modificati e siano diversi dai nostri. Che ciò sia comprovato oppure no, possiamo dire con certezza che anche i loro modelli cognitivi sono cambiati. Questi studenti vengono definiti come “nativi digitali”.

Paradossalmente insegnare l’informatica a “nativi digitali” è molto più complicato di quanto lo fosse nei decenni passati. Per loro l’informatica, il mondo digitale, le ripercussioni tecnologiche esistono in quanto tali e non si chiedono spesso da dove vengono, il perché tutto funzioni e non ne capiscono le limitazioni.

«Systematically we are teaching our kids to be digital consumers rather than digital producer, it’s like teaching them reading without teaching them how to write. »

«Sistematicamente insegniamo ai nostri figli ad essere dei consumatori digitali anziché autori digitali, è come insegnare loro a leggere senza insegnare come scrivere.»

Questa frase racchiude lo spirito critico con cui dovrebbe essere affrontato l’insegnamento dell’informatica. Si ha spesso una visione errata della disciplina che porta ad un insegnamento che passa soltanto attraverso l’aspetto tecnologico, da semplici utilizzatori, facendone perdere la visione scientifica della disciplina e soprattutto l’aspetto creativo e, se vogliamo, anche artistico. 

Inoltre le metodologie intellettuali che costituiscono la base del pensiero computazionale dovrebbero avere, una posizione di rilievo nell’educazione delle generazioni presenti e future.

L’insegnamento dell’informatica a scuola intesa come scienza in quanto tale:

  • Favorisce lo sviluppo della creatività, poiché spesso per trovare una strategia risolutiva esistono molteplici strade;
  • È costruttiva perché coloro che implementano e progettano un algoritmo producono risultati visibili che danno un senso di soddisfazione e appagamento paragonabile alle creazioni artigianali e l’essere umano in quanto tale ama produrre.
  • Aiuta a padroneggiare e gestire la complessità, imparare a risolvere problemi di natura computazionale aiuta a risolvere problemi complessi in altre aree;
  • Sviluppa un ragionamento accurato e preciso poiché la scrittura di un programma informatico che funziona correttamente necessita dell’esattezza in ogni dettaglio.

Queste caratteristiche rendono l’informatica una scienza affascinante e le sue applicazioni fondono le basi scientifiche ad una tecnica accurata ed una creatività artistica. 

Inoltre in questo contesto il ruolo dell’informatica nella scuola, come anche quello della matematica, assume una funzione sia dal punto di vista pratico che dal punto di vista formativo. Dal punto di vista pratico l’informatica è un’abilità perché qualunque lavoro svolgeranno gli studenti in futuro la componente tecnologica sarà importante. Dal punto di vista formativo essa rappresenta un validissimo strumento intellettuale per acquisire abilità che saranno utili agli studenti nella risoluzione di problemi.

Un motivo cruciale della non adeguata percezione dell’informatica sta anche nel fatto che non esiste, o è poco diffusa, una tradizione, una scuola di pensiero nell’insegnamento e nella divulgazione della disciplina. Anzi modelli molto diffusi come l’idea di dare una “patente” per utilizzare un calcolatore ha fatto sì che la percezione della disciplina si limitasse al solo utilizzo. 

Citando Edsger Dijkstra possiamo dire che “l’informatica non riguarda i computer più di quanto l’astronomia riguardi i telescopi.” 

Pensare che lo scopo dell’informatica sia dominare i computer è un errore, un malinteso.

Possiamo però considerare tre modi sostanzialmente diversi di intendere l’informatica; e ognuno di questi atteggiamenti privilegia aspetti culturali diversi e presuppone obiettivi educativi e formativi diversi:

  • L’informatica può essere intesa come Scienza, con le sue particolari chiavi di lettura della realtà, i suoi specifici approcci alla risoluzione dei problemi, il suo modo di riflettere criticamente sulle potenzialità e sui limiti degli strumenti realizzabili. Oggi non è più pensabile fornire un quadro adeguato della scienza senza includervi gli aspetti peculiari di questa disciplina;
  • L’informatica può essere intesa come Tecnologia, orientata quindi a capire le caratteristiche, la struttura e principi di funzionamento dei dispositivi hardware e software basati sulle tecnologie informatiche e ormai diffusi ovunque. E in questo senso occorre tener conto dei nuovi modi di interagire con le macchine, che presumono, in particolare, la capacità di usare strumenti complessi (come lo sono i sistemi software) sulla base di ipotesi – prefigurando, cioè, modalità di funzionamento plausibili – e verifica sul campo, in genere senza una conoscenza dettagliata, che impraticabile, e senza scoraggiarsi per gli eventuali insuccessi
  • L’informatica può essere intesa, infine, come Strumento per affrontare problemi che emergono in contesti diversi. E in questo caso è importante riuscire ad usare con spirito critico gli strumenti tecnologici. Le esperienze che sviluppano queste capacità devono però avvenire nell’ambito di discipline diverse da quelle strettamente legate all’informatica, altrimenti sarebbero artificiose. Non meno importante, in quest’ultima accezione, gli strumenti informatici avranno un ruolo sempre più rilevante come strumenti di apprendimento.

Alla luce di questa distinzione informale è opportuno trasmettere l’idea dei vari aspetti dell’informatica considerando che l’aspetto tecnologico e strumentale non possono prescindere dall’aspetto scientifico.